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Il transistor, la rivoluzione dell’elettronica

Avete mai sentito parlare di transistor? Se siete attratti da questa strana parola di cui non ne conoscete il significato, è ora di imparare qual è uno dei dispositivi più utilizzati nell’ambito dell’elettronica.

Cos’è un transistore?

La parola transistor deriva dalla fusione delle due parole inglesi: “transconductance” e “varistor” che stanno a significare rispettivamente transconduttanza e varistore.

Per transconduttanza si intende il rapporto tra la variazione di corrente,  sul terminale di uscita per la variazione della tensione sul terminale di ingresso di un dispositivo attivo, mentre con la parola varistore indichiamo un diodo semiconduttore con resistenza dipendente dal voltaggio.

In italiano il transistor è conosciuto con il nome di transistore e rappresenta un dispositivo utilizzato diffusamente sia nell’ elettronica digitale che in quella analogica, dotato di un semiconduttore, solitamente germanio o silicio,  collegato ad un circuito esterno mediante tre terminali; a due di questi terminali è applicata una corrente elettrica che permette di regolare il flusso di corrente che investe il dispositivo, in modo tale da permette l’amplificazione del segnale in entrata.

Quali sono le funzioni ?

I transistori posso lavorare in maniera singola oppure essere presenti in sequenza e lavorare cooperativamente in circuiti integrati; essi hanno sostituito in larga parte i tubi termoionici.
All’interno di un circuito elettronico, il transistore può funzionare come:

  • interruttore (switcher).
  • amplificatore di segnale in entrata.

Il semiconduttore per funzionare al meglio deve essere drogato. Il termine drogaggio si riferisce all’aggiunta al semiconduttore, di piccole percentuali di atomi diversi da quelli che compongono il semiconduttore stesso, ossia delle impurità; con questa tecnica aumentiamo la conducibilità elettrica del semiconduttore.

Il drogaggio può essere di tipo di due tipi:

tipo n, se gli atomi che vengono aggiunti al semiconduttore hanno ognuno un elettrone in più libero di muoversi all’interno del semiconduttore;

tipo p, se gli atomi che vengono aggiunti al semiconduttore hanno ognuno un elettrone in meno, situazione definita come lacuna, e si comportano come una particella positiva che anch’essa può spostarsi per l’intero semiconduttore.

drogaggio

 Tipologie di transistori

I due tipi di transistor più utilizzati sono:

  • Un transistor bipolare è composto da tre zone drogate separate da due giunzioni, in cui lo strato centrale detto base ha drogaggio opposto agli altri due definiti come collettore ed emettitore; La doppia giunzione che si forma è del tipo p-n-p. I tre terminali che compongono il transistore avranno ognuno una funzione che si esplica in questo modo: terminale di ingresso, terminale di uscita ed il terzo deputato sia all’ingresso che all’uscita.
  • Il transistor ad effetto di campo è composto anch’esso da semiconduttore drogato ma è composito di 4 terminali che prendono il nome di: gate ossia porta, source cioè sorgente, drain che significa pozzo e bulk che indica substrato. Con questo tipo di dispositivo possiamo controllarvi la conduttività elettrica che lo attraversa, in quanto si verificherà la formazione di campo elettrico al suo interno. Questa, è la tipologia di transistor più diffusa in elettronica perché presenta il vantaggio di avere il terminale gate di controllo isolato, nel quale non passa alcuna corrente.

Ora la parola transistor non è più un semplice vocabolo strano che sentite dire dai vostri padri e dai vostri zii che hanno vissuto in pieno l’era del cambiamento. Il transistor ora rappresenta una realtà che investe l’elettronica e migliora la performance di computer, radio ed altri apparecchi elettronici che ci migliorano la vita.

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